Dialogo di Luciano di Samosata,
probabilmente ispirato all'omonima commedia di Aristofane, purtroppo perduta. In
esso Luciano rappresenta in forma drammatica il tipo del misantropo, incarnato
appunto dall'ateniese Timone, vissuto ai tempi delle guerre peloponnesiache.
Già ricco e circondato di amici, Timone cade in rovina e conosce la
più nera miseria e attribuisce agli uomini e agli dei la
responsabilità della propria disgrazia; nel frattempo, gli amici lo
abbandonano. Zeus però gli manda, tramite Ermes, Pluto, perché lo
arricchisca di nuovo. Gli amici allora si fanno nuovamente vicini a Timone il
quale, forte della lezione del passato, li respinge duramente. In questo
dialogo, condotto con brio e vivacità, abbondano gli intermezzi e le
digressioni, come una discussione a tre (Zeus, Ermes, Pluto) sull'avarizia e la
prodigalità e una conversazione a due (Ermes, Pluto) sui bruschi
cambiamenti di fortuna e sui loro effetti sugli uomini. Il
T. di Luciano
ha avuto notevole fortuna attraverso i secoli tanto da ispirare la commedia
Timone di M.M. Boiardo e il dramma
Timone di Atene di W.
Shakespeare.